Quanto mi conforta questa notizia. Da tempo siderale desideravo andarci. Ho rimandato, l'ultima volta per l'intervento di zia Serafina che aveva bisogno del mio braccio per salire le scale della casa del professor Pasqualino, lei piccola e magra come uno scricchiolo. Sentire, ora che zia Serafina si è un po' ripresa, che sul pianeta rosso c'è acqua mi ha riempito di una strana euforia. Io, pendolare di provincia, potrei essere mandato a lavorare su Marte.
Pare che l'acqua scorra ogni tanto lasciando delle piccole tracce scure. Che cosa simpatica e discreta. Immagino ci siano anche degli animaletti che ogni tanto volano su Marte, magari di martedì mattina (lassù dev'esser sempre martedì): gallinelle, cassiopee, stelle polari, tutte a scendere in quei fiumiciattoli per abbeverarsi e poi tornare in alto al minimo rumore. Arriveranno in corriera da Giove, da Saturno e da Urano in cama-bus, per dissetarsi e riempire bidoncini, gitanti della domenica (ma su Marte è sempre martedì, negozi aperti) o scanzonate comitive agostane in cerca di frescura, come i Messinesi alla fontana di Pace. Ufo-bambini scenderanno dai loro dischi volanti veloci e rapidi come i cardellini che bevono nelle fontane del nostro giardino, fatte da papà pietra su pietra, dove pare si agitino girini. Quest'anno ho messo lì le mie lantane stremate dal caldo come la zia Serafina, con i piedini dentro la vasca, e... Non ce l'hanno fatta: sono mezzemorte, ma chissà non le possa portare adesso lassù, lungo i fiumiciattoli di Marte, e vedere che succede, con una sdraio per il professor Pasqualino ed un ventaglio per la zia Serafina, le lantane di Marte, pianeta lontano adesso più vicino.
Lo vedrei, quell'arido pianeta, riempirsi adesso di piante e di fiori. Non perché prima non potesse, sia chiaro; l'acqua se c'è, c'era giù prima. Ma che fiorisca per noi anche un fiore solo polveroso di lantana, per dare un po' di gioia alla piccola zia Serafina.
Tilcara |
Tilcara, Garganta del diablo |
Quebrada de Humahuaca, la tavolozza del pittore