Ci sono momenti osmotici, in cui scompare quasi la membrana tra l'interno e l'esterno, fra sé e il mondo. La rugiada è umidità sulla pelle, il rimbalzo di una cascata che ti avvolge, liquido amniotico o brodo primordiale.
Ma ci sono anche momenti in cui il filtro della ragione si alza necessario, come un setaccio che cerne e secerne, de-cide cosa lasciare passare, seleziona, esprime il suo giudizio, la sua posizione, la propria prospettiva sul mondo.
Eppure quante volte ci si trova circondati da persone asettiche, che supinamente accettano tutto. Che obbediscono ciecamente a qualunque cosa, approvano qualunque cosa senza la benché minima riflessione, pigramente, interessati soltanto a lasciar passare il tempo per andarsene non si sa dove, a chissà quali impegni.
Credo non ci sia disimpegno più colpevole di quello della ragione, dell'adeguarsi acriticamente, dell'abbattere quella membrana che tanto è bello invece lasciar cadere dinanzi a uno spettacolo naturale. Quanto è invece necessario il filtro della ragione dove si tratta di de-cidere, assumersi responsabilità dare valutazioni! Decidere è anche tagliare tra un sì e un no.
Lasciare accadere il mondo come se noi non fossimo non va bene: anche noi siamo nella storia e nella natura. Non si può assistere alla storia come si assiste a un tramonto.
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