Non so dove avesse ricevuto la notizia, forse dai signori della Meira, da Giacomo.Si trattava di una di quelle curiosità di cui si parla piano, senza pettegolezzo né morbosità, ma con discrezione e rispetto, perché la gente di montagna non è pettegola né morbosa come a volte è la gente di mare o di città. Lo scirocco qui porta umidità che appiccica e nuvole di salsedine o sabbia del deserto e tutto si rallenta come un debordare di lisciva davanti la porta di casa. In montagna l'aria è un'altra cosa. È tersa, è azzurra, e non c'è nulla in mezzo, se non qualche zaffata di profumo di violette, o di funghi, a volte fragole. E scendemmo rapidi per la strada della casa di Pollicino, la grande legnaia a forma di casa (perché non tutte le case hanno forma di casa qui, ma in montagna sì: tetto spiovente e rosone sopra il portone) piena di fieno caldo e di fascine. E mare di foglie, il cui crepitio era leggero sotto i piedi mentre ci si affondava piacevolmente come il bambinello nella culla.
Il sentiero scendeva con le sue curve, montarozzi di diverse altezze, l'erbetta in mezzo, disegnato probabilmente dai cantonieri, e sui piccoli rialzi gli abeti piantati dal signor Enea, e poi da Giacomo, piccoli e magri ma che già sembravano alberi di natale. Noi certe cose le abbiamo viste prima nella vita: la frutta, prima che a tavola, sapevamo nascesse sugli alberi. E il primo latte fu quello delle mucche.
E si scendeva, lieti, io e la nonna, la strada era di circa mezzoretta, non era una scorciatoia, lo sapevamo, ma un'allungatoia rispetto a quella asfaltata, avrebbe detto Enrico: ma era bella; era nel bosco. La nonna lungo la strada istruiva, cantava, poetava: non ricordo cosa, né se conoscessi la meta. Ma credo sia questo il senso della vita e dell'insegnamento.
Arrivammo giù, nella zona di quella che era stata la prima nostra casa nel paese, alle Betulle; ma dall'altro lato: un gruppo di case che non conoscevo. E fummo accolti con garbo, con la gentilezza della gente di montagna che si saluta sempre, anche in paese, che non si ignora mai. Si offre sempre qualcosa: una sedia, o un bicchiere di vino rosso anche alle donne. E si accetta, sempre.
Entrati nella casa sconosciuta a me più di quella di Pollicino, ecco il destinatario della nostra visita: i padroni di casa, di cui non ricordo nulla, avevano sulla mensola bassa del camino un coccodrillo imbalsamato.
E volete che mia nonna non mi portasse attraverso il bosco a vedere cotanta meraviglia?
In casa di sconosciuti, ma la visita ebbe il calore della normalità: i prodigi ci sono per esser mostrati.
Un coccodrillo, in montagna!
“Donna venuta di cielo in terra a miracol mostrare..."
E non è poco: a sessanta settanta ottanta novant'anni non perdere la meraviglia, la sete di conoscere, di ampliare gli orizzonti e di mostrarli agli altri, abbattendoli tutti.
Un giro in elicottero sopra i ghiacciai; un contadino che viveva su in alto, a piedi nudi (era questo il prodigio!) arrivato dal Veneto; la nuova piantagione di lamponi; un santuario sconosciuto che lei decideva andasse visto solo perché c'era.