venerdì 30 ottobre 2015

Pietre lisce



Esistono pietre grosse che modificano il corso di un fiume. Massi grandi come case, su cui puoi sedere con un bastone in mano e vedere come là sotto l’acqua è costretta a fare un giro, come se tu fossi su una piccola isola.
Esistono pietre che si ricoprono di limo e di alghe, e che via via, pian piano diventano tutte verdi e lisce, pericolose per chi guada il fiume, perché si rischia di scivolare. Su di esse il fiume passa rapido, non si sa se hanno deciso di assecondarne il corso o se si sono arrese per troppa debolezza.
Da bambini sui fiumi giocavamo a spostare le piccole pietre, costruire piccole dighe, chiudere minuscoli laghetti, creare cascate.
Non sempre il corso va assecondato. In taluni casi essere resistenza, diga, filtro può essere utile a trattenere masse che potrebbero diventare tragedia.
In altri casi se ti poni come ostacolo a un flusso, rischi di soccombere alla forza del flusso inarrestabile.
In altri è doveroso.
Facile la politica che asseconda il flusso, che più che ascoltare le istanze dell’etica e della storia, risponde agli istinti più bassi e immediati: di violenza e vendetta, e non di giustizia, di vita facile più che di responsabilità.
Facile il giornalismo che va incontro al senso comune, alla sete morbosa, alla curiosità, al linciaggio.
Il senso critico è ruvido, ma è filtro, crivello, setaccio che aiuta a discernere con libertà e ragionevolezza.
Le piccole onde del fiume battono su di me. Una leggera schiuma tra i capelli. La frescura dell’acqua nella gola.
Non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume. Nemmeno una volta. Tutto scorre.
Ma il rapporto tra le pietre e il fiume è un concerto eterno, un’opera di filtraggio secolare.
Trasparenze, specchi, improvvise aperture e balze. Un fluire che è discontinuo come la vita, filamenti di una rete che la disegna e la tesse. No, non sarò mai pietra liscia.







Nessun commento:

Posta un commento