Anche nella sua esperienza di modello per il fotografo-attore Christian Inglize di Buenos Aires, come d’altronde nei ritratti dell’amico Matias Guerra, Exequiel Balut esprime una libertà serena nella relazione del corpo con
il mezzo naturale e con il mondo dell’immagine e dell’immaginario visuale.
Mentre penso questo insieme a lui nella sera in cui lo intervisto a Salta, mi vengono in mente alcune pagine di Hillman
sul riscatto della corporeità che andrebbero attraversate.
La gentilezza, la timidezza,
l’umiltà, l’ascolto, lo star quasi in punta di piedi nel mezzo naturale, così
come le mani delicate e sottili e oltremodo precise nell’opera grafica, esprimono qualcosa che ha un che di
primigenio, di rispetto profondo. Il corpo, afferma Exequiel, aiuta a
desmentir
muchas cosas, è forse l’anti-parola per eccellenza, aggiungerei io. Forse proprio per questo il
percorso del Nino Jesus di cui con vario rituale Balut continua a celebrare un percorso naturale, al di là delle apparenze pop che potrebbero apparire dissacranti (in realtà è il contrario); forse proprio per questo le ultime
operazioni in cui immagini erotiche, già neutralizzate dalla pandemia cibernetica,
vengono pixelate, frammentate e ingrandite fino a perdere ogni connotazione e contorno
trasformandosi in pura luce e colore entro uno schermo che può essere ingrandito o diminuito. Potrebbe sembrare una operazione da romanzo di formazione, utile sicuramente a situarsi: ma è soprattutto un situare l'immagine, uno
smentirla, uno smascherarla, una forma di ciò che Maria
Zambrano proprio dalle Americhe avrebbe chiamato un
descenso a los infiernos, un salvare l’impuro, il che significa, in fin dei conti, scoprire neutralità e purezza anche in ciò che è definito non-essere (mentre la relegazione nel nulla, quella è violenza). L’amore per la pittura e la fotografia di Exequiel ha quindi una sua coerenza e si esprime dalle sue opere e installazioni su
mezzi effimeri, alla esposizione
Weekend, ove per la prima volta ha portato un’immagine pixelata. Un’operazione di grande precisione che ho visto compiere al pittore e che richiama il primo amore di Exequiel per l’architettura
e per il cinema. Tale ricerca, comune con tutto un gruppo di artisti ed
intellettuali di Salta, ha trovato un suo momento di estrema manifestazione nella recente esposizione del Mac, Divisadero, ove l’elemento ancestrale, ormai imprescindibile per Salta, della (discussa) esposizione dei corpi dei bambini andini ritrovati ibernati sulle montagne ha trovato un suo corrispettivo nell'opera di Mario Cordoba, con un effetto contemporaneamente concettuale e realistico. Su questo gruppo, quale luogo di relazione e di scambio, con cui interagiscono sia le personalità di Balut sia quella di Guerra, avrò il piacere di soffermarmi in una successiva disamina, con alcuni approfondimenti sulle generazioni precendenti degli artisti di Salta necessaria a comprendere il salto verso l'ancestrale e verso il futuro dato da questi giovani artisti del nord-est argentino.
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Exequiel Balut, foto di Matias Guerra.
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Balut, Dans ce monde |
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