martedì 6 ottobre 2015

S-valigiato




Sì, mi hanno rubato una valigia. A Buenos Aires, terminal dei bus di Retiro, e non so bene come. 
Un tassista fermato al volo se l'era posta stranamente accanto, sul sedile davanti, e quando sono sceso con la testa piena delle sue chiacchiere, dopo pochi istanti mi sono sentito perso, con solo il mio zainetto in spalla. Lui se n'era andato, e invano ho aspettato che tornasse, come inutili sono stati gli appelli con l'altoparlante. Il camabus pronto già al suo luogo di partenza, e la scelta, così com'ero, di andare o restare. Ma restare come, dove... esto fue lo que dicen quedarse en pampa y la via.
La sensazione di depauperamento quasi evangelica di trovarti con le quattro cose che hai addosso, e di aver smarrito quasi tutto. I vestiti che erano, anche, ricordi di altri viaggi, spoliazione della memoria: una maglietta comprata in Germania con mia mamma in riva al Chemsee in un club di surfisti, omaggio a uno sport che forse mai praticherò, un maglione ben pesante dei tempi di Valencia, una camicia bianca decorata regalatami dal nonno. 
Sottrazione, operazione che ci restituisce a noi stessi, e ci fa dire: eppure sono qua, sono vivo, non è successo nulla. E ora bisogna mangiare, bisogna dormire. E il tempo improvvisamente si vive a porzioni: qui e ora. Sono qui, su questo bus che farà mille chilometri fino a Cordoba, e adesso tocca dormire, e quindi dormi. Fare in ciascun istante ciò che tocca, e pensare all'oggi, al domani, senza andare troppo al di là. Minima organizzazione. E, in fondo, una sensazione di leggerezza che va approfondita, e che porterò con me come una delle lezioni importanti di questo viaggio. Una cosa alla volta. Saper vivere con un orizzonte più breve ci fa rispondere al presente in modo più sensato e autentico, ci fa concentrare le energie, ci fa evitare lo spreco. Dal fatto economico a quello mentale: economia del pensiero. Un passo dopo l'altro, senza troppo pensare al cammino. 

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